RINOMINIAMO LE ORE PICCOLE!

 

 

A   Gi

 

Nelle ore che tutti dicono piccole,
ma che sono per noi le più grandi,
agognato silenzio, ormai quasi totale,
mi avvolge in un tenero abbraccio.

 

Non sento il rumore di lune lontane,
ma solo il profumo di timide viole;
ed ali silenti di storiche nottole, miti.

 

Instancabili, i miei balestrucci, che
rattoppano ancora frantumi di sogni,
tacciono in queste sapide ore, quasi
per non spezzare un tenero incanto.

 

La grappa speciale riscalda le membra,
ma un cuore ha bisogno di Te, e non
consolano certo troppe carezze donate
a una foto comparsa sul libro-di-vetro!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
RINOMINIAMO LE ORE PICCOLE!

 

 

* YouTube *Neffa canta “Le ore piccole”…

 
 
 
 
 

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Copyright © 2016 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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L’UOMO ERA PER TUTTE LE STAGIONI

 

 

Voi le ricordate le stagioni? Quando, ai bei tempi,
dipinti di Natura scandivano il passare della Vita?

L’autunno era il ritorno, indesiderato, nella scuola,
però ci consolavano gustosissime, grandi castagnate,
e le pannocchie, arrostite sulla brace, e traversate
di provvisori laghi nella pioggia, con gli stivali pieni.

L’inverno era la gioia della neve, slittini e ‘musse’,   *
palle e pupazzi ilari, da salutare prima di dormire;
la trepida attesa del Natale, il muschio del presepe;
grandi silenzi fatti di ovatta, e geloni a mani e piedi.

La primavera era, innanzitutto, la grande gioia di
non dovere più indossare dannate maglie di lana
che mordevano la nostra pelle delicata di bambini;
ma anche il verde tenero, che rispuntava ovunque.

E poi l’estate, di nuovo, finalmente, stagione di
cento folli giochi inventati con poco, quasi nulla:
corse ciclistiche coi tappi corona in cima ai muri,
caccia alle miti nottole, per poi lasciarle andare.

Oggi, senza stagioni, l’Uomo disorientato non sa
più cosa-dove-come-quando fare quello che deve,
o che dovrebbe fare, e vaga sulla faccia della Terra,
pellegrino senza scopo di cammino, né meta, né Dio!

 

*   Grandi slitte, trainate a mano, per trasportare legna, fieno, etc.

 

 

PoetaMatusèl legge
L’UOMO ERA PER TUTTE LE STAGIONI

 

 

 
 
 
 

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NON SANNO CHE COSA SI PERDONO!

 

 

A Loredana e Franco

 

I giovani non conoscono il congiuntivo,
né la gioia e la trepidazione di attendere
per mesi una letterina della tua amata,
restandoci poi male se dentro non c’era
almeno una singola sfocata fotografia
Polaroid; oppure un biglietto del teatro
o il menù, di dove era stata con i suoi.
Non possono sapere che cosa significhi
attendere anche per anni una bici nuova,
oppure stare per ore in vana speranza
che la biondina e la brunetta passassero
lungo la strada del paesello fatto di sassi.
Il genio molto poco geniale della lampada
gli dà qualsiasi cosa e quasi in tempo reale,
meglio di un assai comodo negozio virtuale,
visto che qui non serve nemmeno pagare.
Ma così nessuna cosa sarà mai più preziosa,
arricchita da tempo, gioia e paziente attesa!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
NON SANNO CHE COSA SI PERDONO!

 
 
 
 
 

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ACQUEE COMMISTIONI

 

 

Sulla riva del fiume ricordo
una triste milonga deserta
di un giovedì sera lontano,
mentre tu stessa distante
in santissime terre remote;
e io preoccupato sul serio
che potessi tu non tornare
a riempire una vita di cui
non volevi affatto far parte.

 

E forse ti sento meno lontana
per mia affinità con le acque,
visto che questo fiume infine
dev’essere connesso a certe
acque partenopee dove trovi
magari – lontana – uno squarcio
di quella serenità inaspettata
che solo incontriamo lontano
dai luoghi e dai gesti di nostre
consuetudini di tutti i giorni.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ACQUEE COMMISTIONI

 

NB: Questa poesia fa riferimento a MILONGA DEL JUEVES,
che potete leggere nella sezione COMMENTI, qui sotto.

 
 
 
 
 

Guidino - prima foto passaporto

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BOSCO DI CAPRIOLI E BUCANEVE

 

 

A Denise

 

In una sera sapida di nebbia e fumo acre,
lassù dove la strada è un poco sgangherata,
siamo ritornati in quel famoso boschetto
buio dei nostri teneri promessi bucaneve.

 

Ne è scorsa dell’acqua da vecchie fontane
di paese (le poche rimaste) da lontanissima
visita, quando a passi lenti misuravamo
sorridendo i tanti anni che ci separavano.

 

Quando io ancora parlavo di benedette
acque e perfino di fede; e c’era la pioggia
e io mi incantavo ad ascoltare una voce
che percepivo come un miracolo, il tuo.

 

Ma una cosa di sicuro non è cambiata:
rimani ancora normalmente stupenda Tu
e non posso ancora oggi non paragonarti
– come già facevo – a Madonne di chiese!

 

All’improvviso, il caso ci ha regalato,
brevissima e tenue, una danza di caprioli,
troppo presto sfumata in acqueo sipario,
ma incancellabile da memorie dell’anima.

 

Poi quel caminetto, fatto apposta per Muse,
riscaldava più le tue membra che il mio cuore,
e il suo bagliore era lo stesso d’altri giorni
e Tu la stessa fulgida non scordabile visione.

 

E dopo, sotto quel provvido ombrello inglese
avrei voluto restare ancora a lungo lassù,
sulla collina di oche ed asini ad aspettare
il ritorno di quei tuoi promessi bucaneve.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
BOSCO DI CAPRIOLI E BUCANEVE

 

 

* LINK *Clicca qui, per leggere ACQUA, LA TUA VOCE,
la poesia di cui questa è quasi una sequela…

 
 
 
 
 
 

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