ANDARE PER BOSCHI… COL DIAVOLO!

 

 

A mia madre Corinna,
a Diaolin Giuliano Natali
e a tutte le Amiche
e tutti gli Amici
che ho lasciati

 

Nel bosco, i folletti nascondono bacche,
che mani sapienti però colgono e donano.
Quando è stata l’ultima volta che un amico
per voi ha raccolto nel bosco le fragoline?
E qui tutto mi parla di vite passate, lontane,
quando ancora correvo – ginocchia bucate –
tra i colli, ritagli di prato e lontano torrente.
Sì, tutto qui parla di come io sono cresciuto,
quasi figlio adottivo di una natura selvaggia,
che ancora mi porto dentro e ancora mi salva,
quando a volte ci provano a farmi scimmietta
ammaestrata, ma io, maledetti, sono figlio di
Tarzan (capite?): mia madre, ribelle per forza,
contro un mondo che già pretendeva totale
conformità ai suoi dannatissimi canoni, alle
bieche regole assurde, disumane, dettate da chi
nulla sapeva di cosa fosse la Vita vera, umana,
non divina, per modo di dire, cioè proprio di
questa terra e non di pianeti lontani, di favole
che normale bambino, se non già indottrinato,
non accetterebbe, se non come favole, appunto.
Ed ecco che io ci sono, ad ogni costo, perfino
della sua vita, di quella donna caparbia, tenace,
stupenda guerriera che mai volle cedere, mai!
In una specie di limbo, ora, non provo a capire:
mi sento come chi sa bene di entrare in sala
operatoria per un intervento salvavita, benché
il prezzo già chiaro, accertato, sia l’amputazione.
Eppure la Vita continua? The show must go on?
Ma chi lo decide? Nessun parlamento, né dèi
né deésse! Questa la decido io, se alle spalle
mi lascio il meglio di quanto sono io stesso!

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ANDARE PER BOSCHI… COL DIAVOLO!

 
 
 

  

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NEVI DIVERSE, PRENATALIZIE, RIVISITATE

 

 

A Desara, intramontabile Musa

 

È caduta la neve sui monti, ma solo i più alti,
e spunta da sopra l’argine repentina garzetta,
come fiore di primavera un po’ troppo precoce,
mentre mazzi di fiori fasulli commemorano
idioti ammazzatisi in macchina, sbadatamente.
In un pomeriggio così, sapendo che vengo da te,
a incontrarti (quasi un miracolo, ora che sei
tanto lontana da noi tutti, se pur vicinissima),
questo giorno che sta a metà strada tra il sole
e la nebbia caparbia che, lieve, il tutto avviluppa,
tu non sai che, ammirando il più candido airone,
io tuttora potrei rischiare sul serio di cascarci
– come sappiamo che accadde – di nuovo con te.

 

 

 

 

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NEVI DIVERSE, PRENATALIZIE, RIVISITATE ***

 

 

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NON TUTTO È PERDUTO, NON ANCORA

 

 

Ai migliori Amici di questo mesto momento: Franco,
Giulia, Giuliano, Matthias, Nick, Patrizia & Rita

 

Mentre rovisto fra le immani macerie
di un nontrascurabile attentato alla vita,
trovo di tutto, non solo manoscritti
di remote ma delicate poesiole infantili.
Anche macchine fotografiche antiche
e vecchie lettere di amici mai perduti
e macchine da scrivere indimenticabili.
Tra una lacrima e una quasibestemmia,
smantello i tanti pezzi di un’esistenza
e mi sento come un anziano circense
che sta smontando il tendone dei sogni,
dopo un ultimo spettacolo poco riuscito.
Perfino il cielo, troppo azzurro, beffardo,
oggi ancora una volta mi prende in giro,
tra le folte foglie troppo gialle del ginkgo.
Eppure rimangono, tuttora, tanti Amici!

 

 

 

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NON TUTTO È PERDUTO, NON ANCORA

 
 
 
 

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TENERA MATTINATA TRENTINA

 

 

Scorgo, tra i rami, un nido di corvo,
ora che foglie si fanno più rade.
Pigra svolazza tra viti una gazza
e un unico merlo saluta il mattino.
La valle è fresca di nuvole lievi
e il cuore leggero, per buone parole.
Il corpo acciaccato accetta lo scambio,
non equo, ma tutto a favore dell’anima.
La strada m’invita a un discendere facile,
ma io, se pur vecchio, un falco rimango
e tuttora anelo, piuttosto, alle nuvole alte,
che, tiepido, il sole non penetra ancora.
Per attimi sapidi, magici, quasi beati,
mi mancano solo cascate di riccioli!

 

 

PoetaMatusèl legge
TENERA MATTINATA TRENTINA

 

 

 

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ENEIDI DANTESCHE … E QUANT’ALTRO

 

 

Squilla un telefono: un giorno di grigio qualunque
diventa di colpo un tramonto di splendido sole!
Poi, mentre la luce incomincia a scemare, pian piano,
la gioia di presto vederti intensifica tutti i colori,
che prima sembravano smorti, all’ombra dei tanti
magnifici alberi e arbusti di questa golena deserta,
più belli perché ancora spogli di verde importuno.

 

Vengo a cercare altro albero, spoglio, morto, infelice,
che un giorno visse, per poco, del tuo felice sorriso,
della mia momentanea serenità, immeritata ma dolce
comunque, in questo mio traghettare senza orari
né tempi e verso destinazioni poco palesi ma certe.
Poiché questo irreparabile, lento marasma dell’anima
porta non a meandri di fiumi qualsiasi, ma Stigie paludi!

 

 

PoetaMatusèl legge
ENEIDI DANTESCHE … E QUANT’ALTRO

 

 

* YouTube *   Questa poesia era nata come un “videoappunto”…

 

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