È QUEL ‘SE’ IL GRANDE ‘IF’

 

 

A   Gi

 

Se Tu sapessi come i fiori di pesco
s’inchinano tutti al mio passaggio,
quando Tu, assente, mi accompagni …

 

Se Tu sentissi quanto è dolce il canto
di questo merlo che già ci riconosce,
se lo saluto in un’alba troppo precoce …

 

Se Tu vedessi come il mio essere esulta,
in presenza d’un fruscio impercettibile
di rami che mi accarezzano nella brezza …

 

Se Tu capissi perché tutto questo conta,
fa la differenza tra l’Essere e il Non-essere,
forse e soltanto allora anche Tu potresti …

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
È QUEL ‘SE’ IL GRANDE ‘IF’

 
 
 
 
 
 

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NEVI DIVERSE, PRENATALIZIE, RIVISITATE

 

 

A Desara, intramontabile Musa

 

È caduta la neve sui monti, ma solo i più alti,
e spunta da sopra l’argine repentina garzetta,
come fiore di primavera un po’ troppo precoce,
mentre mazzi di fiori fasulli commemorano
idioti ammazzatisi in macchina, sbadatamente.
In un pomeriggio così, sapendo che vengo da te,
a incontrarti (quasi un miracolo, ora che sei
tanto lontana da noi tutti, se pur vicinissima),
questo giorno che sta a metà strada tra il sole
e la nebbia caparbia che, lieve, il tutto avviluppa,
tu non sai che, ammirando il più candido airone,
io tuttora potrei rischiare sul serio di cascarci
– come sappiamo che accadde – di nuovo con te.

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
NEVI DIVERSE, PRENATALIZIE, RIVISITATE ***

 

 

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NEVI DIVERSE, PRENATALIZIE
a cui questa poesia fa riferimento!

 
 
 
 
 
 

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ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE

 

 

Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;

– Alessandro Manzoni

A Laura

 

Guarda, il Piave quest’oggi è di nuovo
color caffelatte, con tocco di muffa,
e quest’autostrada, che porta di corsa
verso radiografie del torace, urgenti,
ormai la conosco davvero a memoria!

Sai, amavo guidare, ma ora è una noia
percorrere tanti chilometri senza capire
bene dove sto andando… o dove dovrei.
Mai mai come ora mi ero sentito, mai,
come se la vita più non mi appartenesse;
mai prima d’oggi avevo mai percepito
sensazioni di deriva, abbandono, apatia.

Eppure è già maggio: acacia e sambuco
– li vedi? – presenti all’appello, ma vorrei
solo mancare io stesso all’appello, tra poco.
Più brava, la Terra anche quest’anno rinasce
e avrei anch’io tanto bisogno di rinascita,
ma forse, per rinascere, prima bisogna morire?

Improbabile giglio, tutto giallo, tra l’erba spicca;
e vigneti a perdita d’occhio, ormai già vestiti
di uniformi livree di un bel tenero verde, gioioso.
Lentissimo traffico dà spazio alla meditazione,
mentre tituba l’ennesimo scroscio del giorno.

Contadina bestemmia: niente fieno, quest’oggi,
e l’erba tagliata, delusa, rimane distesa sul prato,
in attesa di quel temporale, che arriva tra poco,
tempesta di vita, che anch’io attendo, trepido …

Ma forse sei tu quell’angelo tenero, impavido,
mandato da divinità a me ormai sconosciute,
che mi prende per mano e mi porta alla luce,
in arie più respirabili – fossero anche di esìli!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE

 

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ENEIDI DANTESCHE … E QUANT’ALTRO

 

 

Squilla un telefono: un giorno di grigio qualunque
diventa di colpo un tramonto di splendido sole!
Poi, mentre la luce incomincia a scemare, pian piano,
la gioia di presto vederti intensifica tutti i colori,
che prima sembravano smorti, all’ombra dei tanti
magnifici alberi e arbusti di questa golena deserta,
più belli perché ancora spogli di verde importuno.

 

Vengo a cercare altro albero, spoglio, morto, infelice,
che un giorno visse, per poco, del tuo felice sorriso,
della mia momentanea serenità, immeritata ma dolce
comunque, in questo mio traghettare senza orari
né tempi e verso destinazioni poco palesi ma certe.
Poiché questo irreparabile, lento marasma dell’anima
porta non a meandri di fiumi qualsiasi, ma Stigie paludi!

 

 

PoetaMatusèl legge
ENEIDI DANTESCHE … E QUANT’ALTRO

 

 

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TREMENDO TORMENTO

 

Occhi africani 02 - Foto GettyImages

 

TU mi tormenti e non ho pace:
non riesco più a dormire, no,
e nemmeno più a pensare, quando
finalmente sono di nuovo sveglio;
non riesco a fare nulla, ormai,
senza l’interferenza dei tuoi occhi,
senza che tu ci sia in mezzo a tutto!
Scappo per la campagna, come un
fuggiasco da un mandato di cattura,
e sento il grido rauco del fagiano,
che sembra quello tacito del cuore;
e arrivo al fiume, perché mi lavi via.
Tuttavia non riesco mai a mettere
più di un millimetro tra Te e
la mia anima! Eppure si tratta, sì,
di un gran tormento, ma anche …
tutto, completamente meraviglioso!

 

Occhi africani 01 - Foto GettyImages

 

  PoetaMatusèl legge TREMENDO TORMENTO
 

  PoetaMatusèl legge FRANCESCO PETRARCA

 

  “Solo et pensoso i più deserti campi…” – Sonetto XXXV

 

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