LA LUNA E I FALÒ

 

 

Anche un omaggio a Cesare Pavese

 

Acre odore di fumo intride l’intera pianura,
perché questa sera ovunque si bruciano streghe;
ma il tanfo più insopportabile è quello dei roghi
sui quali ogni giorno si immolano vane speranze
che l’Uomo Futuro possa tra breve tornare
ad essere ancora una volta quel dio primordiale.

Troppo incinta stanotte, la luna non vuole saperne
di romantiche strofe che cantino amori immortali,
né di case in collina che quasi davamo alle fiamme,
né di Morti che forse verranno e avranno i tuoi occhi.
Vorrebbe piuttosto vederci, fumatori moderni di carta,
rispondere no a una Vita – che ancora ci lega le mani!

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
LA LUNA E I FALÒ

 

 

* LINK *FUMATORI DI CARTA, di Cesare Pavese

 

 

 
 
 
 

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PRIMI GIORNI D’INVERNO

 

 

Di formaggi odora la strada
e di fumo da umidi stecchi,
mentre faccio attenzione
a minirotonde e limiti nuovi.
Barchesse ricordano nonni
cocchieri di conti bastardi,
impietosi con genti e cavalli.
Non mi sono, stamani, svegliato
in forma smagliante (di gola),
così mastico lente speranze:
bestemmie allo zenzero puro.
Soltanto silenzio da te, che non
cogli elette parole, porte come
florilegi di teneri, trepidi fiori.

 

 

  PoetaMatusèl legge PRIMI GIORNI D’INVERNO

 

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NON FA ABBASTANZA FREDDO (PER UN FEBBRAIO)

 

C’è nell’aria un profumo
di primavera precoce,
con queste temperature
– meteorologicamente
parlando – troppo alte,
per questa stagione.

Nei fossi le folaghe
già felici folleggiano
nel tepore inatteso del
sole delle due e mezza.

Davanti all’asilo, i bimbi
si ricreano chiassosi,
nei raggi di tiepido fumo,
su asfalti di brina disciolta.

In riva al canale salici,
con occhi per ora aridi,
promettono a breve termine
lacrime interminabili.

Ammiccano monti lontani
di nevi che i soli sfidano
e vigneti a perdita d’occhio
– file di ferrei guerrieri –
vigliacche promesse intonano
per inutili maschi – di vini.

E sento, con eccessivo anticipo,
vellutato, il profumo di viole.

 

 

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NON FA ABBASTANZA FREDDO (PER UN FEBBRAIO)

 
 
 

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TUTTI FIGLI DI UN UNICO DIO?

 

 

A tutti i beoni bellunesi
e alle loro belle mogli

 

Nella bettola, solo fumo e bestemmie,
storie d’Africa e forte odore di vino.
‘Non nominare il nome di Dio invano’
è il primo comandamento dimenticato.

 

Eppure ognuno di questi rozzi montanari
ha una donna ancora a casa che lo attende
e a cui lui accenna fra un “porco …” e l’altro.

 

Mi metto nei panni di quella donna,
che forse spera nel non ritorno della bestia,
che se gli gira gliene molla anche un paio.

 

Ma chi può dirlo se davvero sono io,
o sono loro i più vicini a un qualche dio?

 

 

 

 

PoetaMatusel legge
TUTTI FIGLI DI UN UNICO DIO?

 

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