DAL BORDO DELL’ ABISSO

 

 

Dedicata a Michele,
che con grande coraggio
ha deciso di andarsene

 

Mi muovo ogni giorno sul bordo
di un baratro scuro e profondo,
istigato da orde di vecchi fantasmi
a saltare, a gettarmici dentro.
A convincermi a fare quei due
salvifici passi indietro, ogni volta,
è lo stesso sorriso, che amorevole
mi rimprovera, eppure mi sprona
ancora a ridare battaglia contro mille
mulini più veri di tutti i romanzi.
Allora ti desti, Chisciotte, da sogni
chimerici, ritorna la grinta di sempre,
ritorna il coraggio, la voglia forte
di riprenderti in mano la Vita: un
atto dovuto a tutti coloro che credono
in te; un atto dovuto a chi, senza scelta,
oppure avendo deciso con lucidità,
oggi non può fare altro che… morire!

 

 

 

 

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DAL BORDO DELL’ABISSO

 
 
 
 

  

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SOLTANTO ALLORA …

 

 

Quando anche l’ultima foglia del ginkgo sarà caduta,
a marcire con le altre su un’improbabile erba labile;
quando l’azzurro tiepido del cielo prevedibilmente
ritornerà a rimpiazzare questi soffitti di color piombo;
quando le parche nevi cadute a sprazzi sui miei monti
andranno nuovamente a rimpinguare i fiumi assetati;
quando i fiori troppo presto schiusi sui rami del pesco
saranno stati sterminati come tanti bimbi innocenti;
quando anime in pena imperterrite continueranno
ad insistere lungo il cammino per inferni imminenti;
allora dovremo finalmente una volta ancora decidere
se ci va di fare un altro giro di giostra, o se invece
non vorremo piuttosto scendere, risolutivamente.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
SOLTANTO ALLORA …

 
 
 
 

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QUANDO L’OSPITE INIZIA A PUZZARE

 

 

Dove sta scritto che bisogna per forza tener duro?
La Vita voglio scrivermela io, almeno questa, mia!
Resisto, precariamente forse, però caparbiamente,
come foglia ormai rinsecchita e troppo ungarettiana
su un ramo quasi morto, che prima dell’alba cederà.
Allarme terrorismo? Non ci tocca, siamo superstiti
di ben altri tempi: bombe esplose in grandi magazzini,
cavalli e uomini ridotti irriconoscibili, in brandelli.
Non i terroristi ci spaventano, ma il terrore di dovere
vivere ancora e troppo a lungo; restare a tutti i costi
quaggiù dopo la fine della festa, luci e musica ormai
da tempo spente, cibo già vomitato, postumi nebbiosi
della vodka, ospiti ormai scaduti, dannati Andersen!

 

 

Mermaid without tears

 

 

PoetaMatusèl legge
QUANDO L’OSPITE INIZIA A PUZZARE

 
 
 
 

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NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

 

Avrei voluto aiutarti ancora a scendere
infinite, illogiche, non montaliane scale,
e tu, per niente mosca tu, per un poeta
– semmai, piuttosto occhio di falco –
con tacchi rotti o meno, di ritorno da
lunghe passeggiate con quel tuo cane
che non è mai stato mio o forse un poco.

Avrei voluto gironzolare ancora per
calli veneziane, dove io mi sarei perso;
o portarti di nuovo sui miei monti,
dove conosco io le geografie dei sassi,
dove yak impavidi ci sbarravano la strada;
lassù ripresentarti ai miei gioiosi gracchi.

Avrei voluto, forse, persino ritrovarmi
ad aspettarti sopra a un fosso brontolando,
mentre raccogli bruscàndoi o s-ciopetìn;
o ad ascoltare te che brontoli, mentre sei
tu che aspetti me, che scatto i miei milioni
di maledette foto di ricordi interminabili.

Ma sono condannato a scontare nuovi esìli!

 

 

PoetaMatusèl legge
NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

* LINK * Clicca qui, per leggere la poesia di Montale
che avevo in mente…

 

 

 

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