MANGROVIA O PINETO, SEMPRE TU SEI

 

 

A   Gi

 

Sarebbe un po’ tardi, per gente “normale”,
cosa che io già da sempre non sono (lo sai),
ma ora dormire non serve, perché ci sei Tu.
Dormano dolci alla pari ed eleganti bancari!

 

Bevo, di solito, poco, ma stanotte brindo al
Futuro, che forse sarà latitante – per sempre.
Fuori, il merlo la canta alla grande, alla faccia
dei due pingui gatti del vicino, troppo obesi
per anche soltanto pensare di dargli la caccia.

 

E intanto, mi perdo nel fitto più fitto del bosco
e penso che è proprio qui che potrei ritrovarti,
sì, Tu, ninfa di boschi infiniti, che ami i rumori
di piogge in pineti da ben altri Poeti cantati;
Tu, linfa, qui per ravvivare stanchissime membra!

 

Tuttavia, non trovo ancora che il bosco sia fitto
abbastanza, per essere irreversibilmente irretito
nel dolcissimo amplesso dei tuoi lunghi rami,
che ovunque, incessanti, irrequieti mi cercano.
Dovrei forse inseguire fresche mangrovie, ma qui
troppo vicino non credo davvero che ne abbiamo.

 

Meglio ancora, vorrei Tu fossi una pianta carnivora,
ma di quelle voraci, così che potrei finire la vita
divorato, pezzo per pezzo, da Te, godendo beato:
perché sentirei, finalmente, di essere parte di Te!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
MANGROVIA O PINETO, SEMPRE TU SEI

 
 

* YouTube *“La pioggia nel pineto”, di Gabriele D’Annunzio – letta da Gianni Caputo

 
 
 
 
 

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PRIMA DOMENICA DI AGOSTO

 

 

Bastano poche gocce a cacciare i pavidi
e così lasciare che il molo sia tutto mio.
Gli oleandri, assetati, invece ringraziano.
Gli aquiloni cinesi oggi non volano
sulla battigia derubata del suo libeccio
e le barche a vela andranno soltanto
pianissimo, a motore, via dall’estuario.
All’orizzonte, le petroliere immobili,
meri trattini, traits d’union tra il mare
e le nuvole, oggi sparse davvero ovunque.
È una domenica senza senso né direzione;
senza motivo di essere dove ormai siamo;
senza il colore di occhi che ci consolino.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
PRIMA DOMENICA DI AGOSTO

 

 

 
 
 
 

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ROAD TO PERDITION

 

 

Di boschetto in boschetto andavo col cane,
per brughiere danesi infinite andavo, per
perdermi, ma poi, con sorpresa, ogni volta
io ritrovavo me stesso: tutti i pezzi tornavano
ad essere un unico pezzo, non omogeneo,
forse, ma scibile e riconoscibile, anche da me.

E non dava fastidio nemmeno il pungente
odore di vasti porcili, quel lezzo nell’aria
di passi sereni su zoccoli fatti di fiocchi
di nevi perfette, compagne di sere di sogni.

Ora, cerco per vane campagne un senso
di direzione, una bussola o stella cometa;
un segno qualsiasi, di dèmoni o diavoli,
angeli o divinità, cartello stradale che dica:
è questa la strada, è di qua che tu devi andare!

 

 

PoetaMatusèl legge
ROAD TO PERDITION

 
 
 
 

COMMENT

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PASQUE, PASSAGGI DI PERDIZIONE

 

 

E poi, spesso, ci sono giorni maledetti,
come Pasque sprecate in morti inutili,
come quelle feste di solito trascorse
(dopo il pranzo di famiglia) nei boschi.
Tutto, allora, poteva anche far presagire
che la vita potesse essere lunga e felice;
oppure, forse, che sarebbe solo stata
inutile come quelle domeniche insipide.
Poi c’erano le notti, come ci sono ora,
che pullulavano di famelici fantasmi,
tanto che bisognava troppo spesso
cercare qualche rifugio, sotto a un letto,
come quasi quasi ti verrebbe ancora voglia
di provare a fare con i fantasmi attuali.
Ma tutto è cambiato e oggi sotto il letto
a malapena potrebbe starci un gatto …

 

 

PoetaMatusèl legge
PASQUE, PASSAGGI DI PERDIZIONE

 

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