VICINO A QUEL GIRO DI BOA

 

 

Bella estate? Quella la scrisse Pavese.
Finché sento cicale frinire, non vivo,
se non in uno stato semivegetativo,
in una specie di apnea, quasi completa.
Bene qui stanno solo i placidi cigni,
con la pancia nell’acqua, e i litigiosi
gabbiani, che bassi sorvolano i tetti…
Verrà poi l’autunno, col suo fresco
e quell’improvviso sparire dei rondoni
e i mille colori, da vedere per l’ultima
volta, sì, perché sarà questo il tempo
di arrivo a quel bivio, alla svolta
da prendere o dare a una vita che
di senso ormai sembra averne assai
poco, almeno in questo formato
presente, che solo va avanti per forza
di gravità e, se si muove, è per inerzia.

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
VICINO A QUEL GIRO DI BOA

 

 

 
 
 
 

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ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE

 

 

Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;

– Alessandro Manzoni

A Laura

 

Guarda, il Piave quest’oggi è di nuovo
color caffelatte, con tocco di muffa,
e quest’autostrada, che porta di corsa
verso radiografie del torace, urgenti,
ormai la conosco davvero a memoria!

Sai, amavo guidare, ma ora è una noia
percorrere tanti chilometri senza capire
bene dove sto andando… o dove dovrei.
Mai mai come ora mi ero sentito, mai,
come se la vita più non mi appartenesse;
mai prima d’oggi avevo mai percepito
sensazioni di deriva, abbandono, apatia.

Eppure è già maggio: acacia e sambuco
– li vedi? – presenti all’appello, ma vorrei
solo mancare io stesso all’appello, tra poco.
Più brava, la Terra anche quest’anno rinasce
e avrei anch’io tanto bisogno di rinascita,
ma forse, per rinascere, prima bisogna morire?

Improbabile giglio, tutto giallo, tra l’erba spicca;
e vigneti a perdita d’occhio, ormai già vestiti
di uniformi livree di un bel tenero verde, gioioso.
Lentissimo traffico dà spazio alla meditazione,
mentre tituba l’ennesimo scroscio del giorno.

Contadina bestemmia: niente fieno, quest’oggi,
e l’erba tagliata, delusa, rimane distesa sul prato,
in attesa di quel temporale, che arriva tra poco,
tempesta di vita, che anch’io attendo, trepido …

Ma forse sei tu quell’angelo tenero, impavido,
mandato da divinità a me ormai sconosciute,
che mi prende per mano e mi porta alla luce,
in arie più respirabili – fossero anche di esìli!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE

 

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