RINOMINIAMO LE ORE PICCOLE!

 

 

A   Gi

 

Nelle ore che tutti dicono piccole,
ma che sono per noi le più grandi,
agognato silenzio, ormai quasi totale,
mi avvolge in un tenero abbraccio.

 

Non sento il rumore di lune lontane,
ma solo il profumo di timide viole;
ed ali silenti di storiche nottole, miti.

 

Instancabili, i miei balestrucci, che
rattoppano ancora frantumi di sogni,
tacciono in queste sapide ore, quasi
per non spezzare un tenero incanto.

 

La grappa speciale riscalda le membra,
ma un cuore ha bisogno di Te, e non
consolano certo troppe carezze donate
a una foto comparsa sul libro-di-vetro!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
RINOMINIAMO LE ORE PICCOLE!

 

 

* YouTube *Neffa canta “Le ore piccole”…

 
 
 
 
 

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VAGANDO PER VUOTE BATTIGIE

 

 

A   Gi

 

Ti prendo per mano e mi porti per nordici lidi,
dove spiagge deserte infinite, parche di sabbie,
ci accolgono con un abbraccio di alghe seccate
dal vento, che qui non dà tregua ai nostri pensieri.
Nessuno quassù ci conosce e questo ti piace,
perché altrove un idillio così sarebbe indecente.

 

Mi dici che riconosci i gabbiani di sempre
e sorrido, tacendo per non deluderti, sapendo,
da mezzo ornitologo, che questa è una specie
ben diversa da quelle nostrane di veneti lidi,
dove l’amore sarebbe, a dir poco, impossibile.

 

Eppur sono ancora convinto che certi Amori,
quelli che solo camminano in punta di piedi
e appena ti sfiorano il corpo con diafane dita,
però incendiano nel più profondo quell’angolo
d’anima che nulla e nessuno può estinguere più!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
VAGANDO PER VUOTE BATTIGIE

 

 

* YouTube *“Sei la conchiglia” – Ricordando Gianmaria Testa

 
 
 
 
 

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L’UOMO ERA PER TUTTE LE STAGIONI

 

 

Voi le ricordate le stagioni? Quando, ai bei tempi,
dipinti di Natura scandivano il passare della Vita?

L’autunno era il ritorno, indesiderato, nella scuola,
però ci consolavano gustosissime, grandi castagnate,
e le pannocchie, arrostite sulla brace, e traversate
di provvisori laghi nella pioggia, con gli stivali pieni.

L’inverno era la gioia della neve, slittini e ‘musse’,   *
palle e pupazzi ilari, da salutare prima di dormire;
la trepida attesa del Natale, il muschio del presepe;
grandi silenzi fatti di ovatta, e geloni a mani e piedi.

La primavera era, innanzitutto, la grande gioia di
non dovere più indossare dannate maglie di lana
che mordevano la nostra pelle delicata di bambini;
ma anche il verde tenero, che rispuntava ovunque.

E poi l’estate, di nuovo, finalmente, stagione di
cento folli giochi inventati con poco, quasi nulla:
corse ciclistiche coi tappi corona in cima ai muri,
caccia alle miti nottole, per poi lasciarle andare.

Oggi, senza stagioni, l’Uomo disorientato non sa
più cosa-dove-come-quando fare quello che deve,
o che dovrebbe fare, e vaga sulla faccia della Terra,
pellegrino senza scopo di cammino, né meta, né Dio!

 

*   Grandi slitte, trainate a mano, per trasportare legna, fieno, etc.

 

 

PoetaMatusèl legge
L’UOMO ERA PER TUTTE LE STAGIONI

 

 

 
 
 
 

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