VERSI SELENICI da “NA NÒT ENCANTÀDA”

 

Notencantada-01

 

PLENILUNIO PUERILE

Luna nascosta
tra i rami del bosco,
più bassa, stasera,
tu sembri cadere.

O forse vuoi
dirmi qualcosa,
ma, Luna, tu sei
troppo buona,
stasera, tu menti!

Taci, scolta amica,
ascolta, invece,
i miei passi lenti
su queste foglie
bagnate di pianto,
ascolta il mio canto
di lieto dolore
e raccontalo ai venti,
domani, chissà … ?

 
 
 

ALLIEVA DELLA LUNA

Non penso che tu potresti essere
un sole come questo che mi abbaglia,
la luce che cancella il paesaggio
di lepri in fuga, acacie e di fagiani.

Io non potrei pensarti mentre guardo
gli striduli gabbiani sopra i rami
dei salici che con ali sfiorano,
sorvolano nel sole della sera.

Tu sei, piuttosto, alunna della Luna,
che, in barba a razzi, LEM, esploratori,
Poeti a frotte ancora fa sognare,
ispira ancora teneri pensieri!

 
 
 

LUNA PIENA, TROPPA

Ah, questa grande luna
meravigliosamente
piena, che proprio
non lascia dormire,
che illumina troppo
le notti solitarie,
terribili e lunghe,
di una grigia duna,
di ghiaia inargentata
dalla croccante brina…

Ah, chiare, lunghe notti,
quasi foste le mie
notti già scandinave
di quella previa vita,
che lasciai a testa china,
sapete che la mia Luna
è la cosa più bella,
più inquietante, più tenera,
vera, concreta e preziosa
di tutti i miei sogni?

 
 
 

SARAI SORELLA LUNA

Sei come questa luna,
che illumina a giorno
le mie notti insonni
di foglie quasi morte
calpestate, viscide
sugli stanchi sentieri
ferroviari da vertigini.

Non il sole abbagliante,
che acceca e frastorna,
che bruciava spietato
ogni singola speranza
già nei maledetti mattini
di questa lunga estate.

No. Tu, luce delicata,
che illumina ma solo
con un lieve sussurro,
come un fremito
di invisibili usignoli,

tu rischiari comunque
quasi fosse pieno giorno
qualche recondito
anfratto di quest’anima.

 
 
 

ECLISSE DI LUNA

Dopo aver provato
a farmi perdere
ogni senso
dell’orientamento,
scambiando
est ed ovest,

facendomi girare
un po’ la testa,
prima di qua
e poi di là,

stasera tu ricorri
a un nuovo trucco:
ti eclissi
del tutto
alla mia vista!

Ma io so
che domani
tu ritorni
ad essere di nuovo
la mia luna,
piena di luce
e di serenità.

 
 
 

LUNA DI LATTE, A BUSCHE

Stasera sei
la luna
dispettosa,
che gioca
a nascondino
fra i vecchietti,
i goffi salici
del greto
della Piave.

Scompari
e ricompari,
mentre fai capolino
tra nuvole
e insulsi suicidi
di impavidi rospi.

Mi fai
mulini a vento,
mi tormenti,
sui finestrini fragili
della mia mente
indocile.

Chissà se vuoi
giocare?
O mi molesti?

Ma io ricordo un patto
con me stesso:

coi mulini
Chisciotte non gioca!!

 
 
 

NON PENSARE PERSIANE SENZA LUNA

La luna sembra partita con te,
restano rauche, sfacciate le rane.
Mi restano anche le tue persiane,
tristi, silenziose, rassegnate…

Ho riaperto per te anche oggi
il solito varco tra i cassonetti,
ma perché mai, se tu, così lontana,
tornerai con le greggi dai monti?

La magnolia lei delizia comunque,
anche senza di te e le tue lacrime,
che sono poche, forse, ma non certo
perché tu lo amassi poco o male –

no, solo perché, improbabile amica,
tu sei più forte di noi tutti
messi insieme!

 
 
 

ANCHE UNA LUNA, MEZZA

Basta una luna, mezza,
a rischiarare il campo,
basta una sola stella
a riscaldare il cuore.

Passi senza rumore,
anche il mio cane tace:
teme il tuono imminente,
ha appena visto il lampo.

Di rane il rauco canto
anche stasera mente,
ma più sinceri i grilli,
grilli che sono i miei.

In tutta questa pace,
scandisce a forti battiti
il cuore mio i secondi
– preziosi, irripetibili –

di questo tanto tempo,
assurdo senza te.

 
 
 

GHE N’E DE LE OLTE, CHE L’E MEJO TASER!


“Put out the light, and then… put out the light.”
(Spegni la luce e poi… spegni la luce.)
Otello, Atto 5.o, Scena 2.a

 

Ghe ho sempre dhit a la me fémena
che la parla massa, quando che la sta,
presempio, ore e ore al marcà a ciacolar
e non la me torna pi a casa e mi spete,
col magnar che ’l gnen frét; ma son mi che
son sempio, gnanca bon de… brontolar!

Stanot, che ghe n’era ’na sfaciadha luna piena
(e éla co la luna no la dorme tant polito e
te ’l lèt tuta la not la se remena!)
la me ha contà la storia de “san Giusepe”,
ma proprio tuta quanta – bravo, Bepi! –
che mi credhee me amigo, bravo!!

Te ho sempre dhit de parla manco, Nina,
ma… atu fat ché? E mi che olèe sposare la Gina…
ma ormai l’è massa tardi par ’ste robe… e mi…..

TE COPEEE!!!

 
 
 

LISA DAGLI OCCHI BLU

Capita, di tanto in tanto, che una donna
confonda piacevolmente i miei pensieri
e io mi trovi a fotografare una luna
sopra un mare risolutamente sereno.
Ti aspettavo, senza nemmeno saperlo,
da molto tempo e adesso, all’improvviso,
sei arrivata, senza né annunci né trombe,
a scompigliare l’ordine sparso dei sogni.

 
 
 

RITORNO A TRIESTE

Ricordo:
due notti di luna,
la splendida
casa in collina,
il tuo uomo,
una cara famiglia,
il volto felice
del bimbo,
il cane feroce.

La nostra
amicizia rivive:
calda brace
ritorna una fiamma.

Questa vita
che ci ha separati
ci regala
un abbraccio
commosso.

La nuova
partenza è penosa.
Le lacrime –
prima ribelli –
al Faro
già sgorgano
libere.

Miramare?
Un nodo alla gola.

 
 
 

FREDDA SERA DI SETTEMBRE

Restiamo
mezz’ora così,
coi visi nascosti,
parole gelate nell’aria
che tu dici fredda.

Un colpo di tosse
che rompe il silenzio è meglio di
niente.

Oltre il vetro
pulito un’insolita luna
e il tuo grillo in giardino
non canta.

 
 
 

MASIERE A NOVEMBRE

La cava spettrale di notte,
le stelle, un’intrepida rosa
di ottobre che ancora resiste
e tu – solo a un tiro di schioppo –
che dormi serena i tuoi sogni

così privi di mostri e castelli.

Ed io, ridondante Chisciotte,
rido e grido da solo alla luna,
che mi guarda, maligna, beffarda,
che mi scruta, infingarda, indolente,
che stasera non sembra più te.

Né io sarò mai più io. Né me.

 
 
 

ALLEGRIA DI CIMITERI

Nel buio, due corpi
furtivi si muovono
nel cimitero:
ti presento a mia
madre e mio padre,
che più non ci sono.

Nel campo arato
stasera del cielo
la luna si affaccia
fra i solchi profondi
dov’è ormai seminata
la nostra amicizia.

Ma chi, se non te,
porterei in un luogo
come questo alle
dieci di sera e chi
mai verrebbe?

L’avevo capito
quel giorno, seduta
di dietro, che tu
eri diversa, speciale!

 
 
 

RISCHIO (NON?) CALCOLATO

Se vedo il tuo volto
in ogni foglia –
d’acero, di pioppo
o di betulla;

se con ogni volo
che si scaglia
dentro il cielo
io mi libro
per cercarti;

se la luna –
che a volte
mi confonde –
non parla che
di te, dimmi,
dolce amica:

tu che rischio corri?

Di diventare
presto troppo
rilevante?

O, tutt’al più,
di sentirti amata?

 
 
 

VOLO DI NOTTE (E DI FANTASIA)

Sono venuto a prenderti.
Dormivi già, ricordi?
Ti sei alzata, infatti,
un poco a malincuore.
L’ora era molto tarda.

Ti ho presa per la mano –
calda, morbida, sudata –
e per l’intera notte
siamo andati, insieme,
a spasso per i monti:

freddi, innevati,
ma così accoglienti,
i nostri grandi monti.
Illuminati a giorno
da te, mia dolce Luna.

Ma all’alba sei sparita,
come farai sempre…

 
 
 

NON SOLE NÉ SATELLITE MA PIANETA

Quando io parlo di luce di luna
non è certo perché tu non risplenda
di una luce molto chiara e tutta tua.

È soltanto perché la tua bellezza
è una luce più pura e più discreta,
più umile se a volte più altezzosa.

È soltanto perché la tua anima
diffonde tutto intorno un bagliore:
l’aureola di una bella sul serio.

Bella anche perché non sa di esserlo.

 
 
 

 (haiku)

Mi doni notti
insonni e poi disegni
i sogni illuni.

 
 
 

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DEA EX MACHINA

 

Sandro_Botticelli_-_La_nascita_di_Venere_-_Google_Art_Project_-_edited

 

È festa di arrivo al traguardo:
si parla e si ride, si mangia,
si beve; si ricorda la fatica
– lunga la strada, in salita –
per giungere al pezzo di carta.

 

Poi, d’improvviso, uno sguardo
più dolce compare nel mezzo
della mischia, scruta intorno
tra i visi non noti, benché gai,
sorridenti, simpatici, giovani.

 

Tornano in mente discreti,
quieti sorrisi rinascimentali
e una musica antica che stona
con quella da sagra del bar.
Inattesa, una dea arriva così!

 

Sandro_Botticelli_-_La_nascita_di_Venere_-_Google_Art_Project_-_DETAIL

 

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