In un giardino di Kensington,
la signora Ava Gardner non
si degnava di raccogliere
i bisognini del suo cagnetto
e dopo le bombe dell’IRA
(da Harrods e altrove),
dal cielo piovevano neri
uomini-ragno dei servizi
speciali, efficientissimi.
Eppure, avevamo ben altre
certezze, oggi del tutto
insperabili, inimmaginabili.
PoetaMatusèl legge
INCERTEZZE BEN CERTE
Prezioso Visitatore che mi leggi, un breve commento, anche solo un saluto, scritto qui sotto – o un ‘Mi Piace’ cliccato – non ti costa che un piccolissimo sforzo, però farà un GRANDE piacere a me, quando lo leggerò! Grazie. :O)
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;
– Alessandro Manzoni
A Laura
Guarda, il Piave quest’oggi è di nuovo
color caffelatte, con tocco di muffa,
e quest’autostrada, che porta di corsa
verso radiografie del torace, urgenti,
ormai la conosco davvero a memoria!
Sai, amavo guidare, ma ora è una noia
percorrere tanti chilometri senza capire
bene dove sto andando… o dove dovrei.
Mai mai come ora mi ero sentito, mai,
come se la vita più non mi appartenesse;
mai prima d’oggi avevo mai percepito
sensazioni di deriva, abbandono, apatia.
Eppure è già maggio: acacia e sambuco
– li vedi? – presenti all’appello, ma vorrei
solo mancare io stesso all’appello, tra poco.
Più brava, la Terra anche quest’anno rinasce
e avrei anch’io tanto bisogno di rinascita,
ma forse, per rinascere, prima bisogna morire?
Improbabile giglio, tutto giallo, tra l’erba spicca;
e vigneti a perdita d’occhio, ormai già vestiti
di uniformi livree di un bel tenero verde, gioioso.
Lentissimo traffico dà spazio alla meditazione,
mentre tituba l’ennesimo scroscio del giorno.
Contadina bestemmia: niente fieno, quest’oggi,
e l’erba tagliata, delusa, rimane distesa sul prato,
in attesa di quel temporale, che arriva tra poco,
tempesta di vita, che anch’io attendo, trepido …
Ma forse sei tu quell’angelo tenero, impavido,
mandato da divinità a me ormai sconosciute,
che mi prende per mano e mi porta alla luce,
in arie più respirabili – fossero anche di esìli!
PoetaMatusèl legge
ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE
Ho incontrato un angelo stasera,
uscendo dalla nebbia sopra i fossi,
quando ormai mi stavo rassegnando
che il cielo fosse notte senza stelle,
che tutto forse andasse come in fumo.
E poi preposizioni, giuste o meno,
usate, omesse, ma mai dimenticate,
stabiliscono la giusta ambientazione.
Io mi ritrovo nuovo nella nebbia,
mentre tra le curve sto danzando
e scordo notturne greche cavalcate,
per meglio assaporare quest’istante,
questa dolce, inaspettata apparizione:
forse un precorso dono degli dei.
Di formaggi odora la strada
e di fumo da umidi stecchi,
mentre faccio attenzione
a minirotonde e limiti nuovi.
Barchesse ricordano nonni
cocchieri di conti bastardi,
impietosi con genti e cavalli.
Non mi sono, stamani, svegliato
in forma smagliante (di gola),
così mastico lente speranze:
bestemmie allo zenzero puro.
Soltanto silenzio da te, che non
cogli elette parole, porte come
florilegi di teneri, trepidi fiori.
Oggi tocca, Amore, a Te,
mettere a soqquadro,
scombussolarmi il cuore,
come già hanno fatto
le altre Muse (poi però,
scontente, dipartite)…
Tocca a te di andare
negli anfratti a razzolare,
per mondarlo dai suoi
troppi vermi avidi, che
da anni gozzovigliano
là dentro. Tuttavia, razzola
con dolcezza, te ne supplico;
elimina pure il cancro,
ma non la carne: c’è del
buono ancora dentro
al vecchio cuore – non buttiamo via il
bebè con l’acqua sporca!