L’UOMO ERA PER TUTTE LE STAGIONI

 

 

Voi le ricordate le stagioni? Quando, ai bei tempi,
dipinti di Natura scandivano il passare della Vita?

L’autunno era il ritorno, indesiderato, nella scuola,
però ci consolavano gustosissime, grandi castagnate,
e le pannocchie, arrostite sulla brace, e traversate
di provvisori laghi nella pioggia, con gli stivali pieni.

L’inverno era la gioia della neve, slittini e ‘musse’,   *
palle e pupazzi ilari, da salutare prima di dormire;
la trepida attesa del Natale, il muschio del presepe;
grandi silenzi fatti di ovatta, e geloni a mani e piedi.

La primavera era, innanzitutto, la grande gioia di
non dovere più indossare dannate maglie di lana
che mordevano la nostra pelle delicata di bambini;
ma anche il verde tenero, che rispuntava ovunque.

E poi l’estate, di nuovo, finalmente, stagione di
cento folli giochi inventati con poco, quasi nulla:
corse ciclistiche coi tappi corona in cima ai muri,
caccia alle miti nottole, per poi lasciarle andare.

Oggi, senza stagioni, l’Uomo disorientato non sa
più cosa-dove-come-quando fare quello che deve,
o che dovrebbe fare, e vaga sulla faccia della Terra,
pellegrino senza scopo di cammino, né meta, né Dio!

 

*   Grandi slitte, trainate a mano, per trasportare legna, fieno, etc.

 

 

PoetaMatusèl legge
L’UOMO ERA PER TUTTE LE STAGIONI

 

 

 
 
 
 

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Copyright © 2016 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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ORFANO, ANCHE DI CANE ORMAI

 

 

A   Gi

 

Gli storni e le gazze si vedono ovunque,
sugli alberi e tetti di pioggia, incuranti.
Mi fanno pensare a diseredati volatili:
i passeri, ormai spariti, e merli sparuti.
Forse persino per noi, tra pochissimo,
non esisterà più un dove o un perché.

 

La pioggia incessante andrà di nuovo
ad ingrossare la Piave, quasi asciutta,
ma tanto non c’è più un cane con cui
andare sui sassi di quel suo letto vuoto;
né motivo per continuare a torturarci,
ribattendo gli stessi sentieri di ricordi.

 

Ma è ciò che faccio qui, mentre scrivo,
se presto non apro alla nuova stagione.
E forse sei Tu quell’imprescindibile luce,
scintilla che già manca da troppo tempo;
sei Tu quel sogno di cui io avrei bisogno,
ma dovrai rimanere un bel sogno, proibito.

 

 

 

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ORFANO, ANCHE DI CANE ORMAI

 
 
 
 

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NON VEDRÒ QUESTA VOSTRA PRIMAVERA

 

 

È assai magra consolazione il trovare
che la Piave ha ripreso il suo aspetto
che conoscevamo, persino con acqua.
Triste, mi accorgo di non sopportare
più la vista di questi paesaggi a me noti,
anzi, direi quasi cari, dopo un decennio.
Constato persino che mi sono sentito
molto più a mio agio in arie diverse,
fra teutoniche architetture, fra lemmi
e fonemi di ben altro ceppo, che pure
mi accolsero come un figlio perduto,
o un amico rifattosi vivo dopo anni.
Questi alberi e greti, prati e vigneti
dovranno salutare la nuova stagione
in mia non troppo notevole assenza.

 

 

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NON VEDRÒ QUESTA VOSTRA PRIMAVERA

 

 

 
 
 
 

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PER LE PROSSIME PRIMAVERE

 

 

Davanti ai supermercati,
non parcheggiano auto,
ma solo vecchi trattori,
rossi, verdi o arancioni;
e lungo i fossi sono già
ricomparse candide calle.
Ovunque già esplodono,
di giorno in giorno,
granate e raffiche di
biancospini e magnolie.
In un mattino qualunque,
pioveranno dal cielo
– come frecce divine –
rondoni chiassosi, indefessi.

Quindicesima primavera
italiana, dopo il rientro
da nordici lidi, distanti
non tanto ma più vivibili:
è ora di farla finita e di
smettere di insistere solo
a segnare il fatidico passo.
È ora passata che si faccia
quel proverbiale giro di boa,
voltapagina storico, oppure
necessaria, triste ma salvifica,
terribile ma indispensabile,
dolorosissima amputazione!

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
PER LE PROSSIME PRIMAVERE

 
 
 
 

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AUTUNNALE MATTINO DI MARZO

 

 

A Giada

 

Riesce difficile stare imbronciati,
pur nella pioggia battente, nel vento,
mentre ovunque mi vengono incontro
peschi in fiore, ciliegi, pruni e forsizie.
E quando mi basta il più lieve accenno
di ricordo di un tuo dolce, tenue sorriso,
per riprendere il volo tranquillo, deciso,
con battiti d’ali lenti, eppur sicurissimi,
degni del mio amico pennuto, eroe delle
mie ambizioni covate ma mai realizzate.
Si tratta di nuovo di lui – Ardea cinerea
l’airone di sempre, modello di grande
spietatezza, perfetta, per me irraggiungibile!

 

 

 

 

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AUTUNNALE MATTINO DI MARZO

 

Musica: “Gentle Thoughts“, da www.pacdv.com/sounds/

 
 
 
 

COMMENT

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