INEVITABILITÀ IMPREVISTA

 

 

A Silva

 

Questa città freme di voglia di vivere
e lei ti offre di tutto, generosamente:
castelli, parchi, palazzi, teatri, musei;
concerti, il ballo e l’arte e la musica;
tracce di storia, reminiscenze svariate;
fiumi e laghi, immensi prati e foreste.
Ovunque mangi alla moda del mondo,
ogni giorno può essere altro, speciale…
Ma che senso davvero avrà tutto questo,
se in realtà due anime ancora si cercano,
poi, quando miti conigli e furtive volpi
disegnano labili schizzi di luna su fiori
teneri di primavera, che ancora dormono?

 

 

 

 

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INEVITABILITÀ IMPREVISTA

 
 
 

  

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Copyright © 2017 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

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ARRIVA PRESTO, MIA PRIMAVERA!

 

 

A   Gi

 

Stanco di questo inverno, insipido, tetro, infelice,
sento già quel profumo di viole e trepido attendo
il ritorno dei miei rondoni, che qui saranno diversi.
Sotto i miei passi stanchi scricchiola l’erba di vetro,
ma in realtà già cammino a piedi scalzi sul muschio
di giorni d’infanzia talvolta felici, e d’intorno olezza
ogni cosa di dolci fragranze di allora, dell’odore
precoce di un fieno invisibile qui, con lo scroscio
del tenue ruscello (che poi fu sepolto in cemento),
che sento ben chiaro e distinto anche in questi
rumori diversi ma pur sempre uguali, perché Natura
ha un’unica voce sincera, che ovunque è la stessa.
Poi, giungeranno sui prati dolcissime primule gialle,
che avidi noi succhiavamo, quasi fossero state la Vita!
Per me, potrei anche aspettarti fino a quel primo grillo,
che, dopo tanto silenzio, sembra aver troppo da dire.
Eppure qualcosa, che forse non sono io, è impaziente
di averti prestissimo ancora vicina, Tu, mia Primavera,
quando, come solo Tu sai sorprendere, scoppi un giorno
in un tiepido prato fiorito, dove da secoli semino sogni!

 

 

 

 

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ARRIVA PRESTO, MIA PRIMAVERA!

 
 
 
 

  

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STAVAMO MEGLIO QUANDO…

 

 

Passo per i paesi a radio spenta,
per meglio sentire voci del passato,
ma più non odo voci di monelli che
schiamazzano per strada, oppure
tramano, pianificano le prossime
bravate o marachelle – nostrani
Huck o Tom, ma di ben altri tempi.
Quando tutto sembrava ancora assai
normale; e una gita scolastica portava
a riassaporare i profumi di latteria, tra
vasche di rame e presse da formaggio;
quando a scuola si andava solo a piedi,
con pioggia, vento o neve, e poi la stufa
calda e le pantofole; e Natale sembrava
non arrivare mai; e possedere infine la
sognata bicicletta era davvero la Felicità.
Eravamo apprendisti stregoni, tutti quanti,
e il futuro non sarebbe mai venuto e forse
(fortuna nostra!) nemmeno la pleistèscion…

 

 

 

 

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STAVAMO MEGLIO QUANDO…

 
 
 
 
 

  

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ANCHE SE DORMISSI SOTTO UN PONTE…

 

 

A   Gi

 

È scoppiato ovunque il maggiociondolo
(che su a Londra si chiama laburnum)
e le acacie sono stracariche di grappoli,
mentre vago per colli, ubriaco di sogni,
e mi stordiscono ricordi di quei tuoi occhi.
Vigneti promettono doni ben più tangibili
e medito su come sarebbe assai facile
stordirsi invece soltanto di fumi etilici,
anziché perdersi in molli meandri onirici.
Volano basso, oggi, le mie miti rondini:
le loro lunghe code sono le tue dita che,
dolci, accarezzano il mio cuore azzimo.
E mentre amiche rare mi consolano, una
serenata di raganelle ride alla luna, che
questa sera ci insegna l’imperfezione.
Poi ricci – spinosi e dolci come sai essere –
passano a salutare senza troppe pretese.
Allora, persino un divano potrà sembrare
un grande talamo, degno di imperatori!

 

 

 

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ANCHE SE DORMISSI SOTTO UN PONTE …

 
 
 

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CERCARE, A VOLTE, GIOVA

 

 

A   Gi

 

Mi perdo nel verde suburbano,
dove incontro inattesi percorsi
di alacri formiche, ammirevoli.
E vengo a cercarti per prati e
nel tiepido bosco, ma invano:
oggi, purtroppo, tu non vuoi
esserci, penso, e io che perfino
ho giurato che so pazientare…
Sorride il ranuncolo in giallo,
dando il cambio al tarassaco,
che ormai danza nel grigio tutù.
Rassegnato, poi cerco rifugio
in un baretto da nulla, dimesso,
che gestisce ragazza cinese; lei
sembra una bimba, ma dice di
avere una bimba lei stessa, già di
tre anni compiuti, la sua piccola.
E quei vecchi che giocano a carte
mi riportano indietro alla storica
osteria gestita dai santoli – cari! –
in tempi remoti e pretelevisivi.
Poi, d’improvviso, mentre ancora,
lento, sorseggio il mio cappuccino,
davvero non troppo cinese, allora
(complice forse lo zucchero, o
forse magia della chimica?) Tu,
repentina, ecco, riappari: ci sei!

 

 

 

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CERCARE, A VOLTE, GIOVA

 

 

 
 
 
 
 

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