AUTUNNALE FARNETICARE

 

… E ripasso sul Piave
e penso ad acque diverse,
che potresti anche essere Tu,
ma saresti un’acqua
purificatrice, come quei sacri
fiumi dell’Hindustàn.
Allora, potrei forse
anch’io sublimarmi, come
un saggio aborigeno in tempi
non tanto lontani.

Fuggono, sulla sinistra,
ulivi a famiglie e cipressi
stipati; e nei prati di certo
futuri ma ignoti raccolti,
che sembrano foglie di pioppo,
però troppo bassi.
E il cuore, che incerto rimane:
se andare o restare.

E passo sui campi arati
di fresco, già pronti
per dare un bel pasto
ai chiassosi gabbiani;
e case che un tempo
sentivano grida di bimbi
e panciute massaie con
piccole mani sui fianchi.

E passo vigneti ormai
depredati dei grappoli,
dall’uomo o meccanici
ordigni o da grandine;
e trovo gli aironi sui
soliti fossi di sempre
e garzette, snelle scolte
vestite di bianco.

È quasi il tramonto
di un giorno sprecato
da politici infami, famelici,
che ci spingono inesorabilmente
dentro il malefico baratro,
mentre il mais ormai alto
racconta storie
di quando, bambini, felice
lui ci nascondeva.

In testa ai filari di viti,
i roseti guardiani
non serve ormai più
che si immolino;
ma resisti Tu, intanto,
mia rosa di ottobre,
forse presto ce ne andremo
via insieme!

Ora penso a come
anche Tu mi sei giunta
addosso di colpo, come
un mare in tempesta,
e io – naufrago recidivo –
mi sono goduto dolce-folle
pensiero di stare,
dopo il naufragio,
da solo con te sopra un’isola
che noi, entrambi,
fin da quando bambini,
sappiamo non c’è …

 
 

 
 

PoetaMatusèl legge
AUTUNNALE FARNETICARE

 
 

 

Da “I Versi dell’Airone”
di Guido Comin PoetaMatusèl
© 2014 Albalibri Editore

 

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NON FA ABBASTANZA FREDDO (PER UN FEBBRAIO)

 

C’è nell’aria un profumo
di primavera precoce,
con queste temperature
– meteorologicamente
parlando – troppo alte,
per questa stagione.

Nei fossi le folaghe
già felici folleggiano
nel tepore inatteso del
sole delle due e mezza.

Davanti all’asilo, i bimbi
si ricreano chiassosi,
nei raggi di tiepido fumo,
su asfalti di brina disciolta.

In riva al canale salici,
con occhi per ora aridi,
promettono a breve termine
lacrime interminabili.

Ammiccano monti lontani
di nevi che i soli sfidano
e vigneti a perdita d’occhio
– file di ferrei guerrieri –
vigliacche promesse intonano
per inutili maschi – di vini.

E sento, con eccessivo anticipo,
vellutato, il profumo di viole.

 

 

PoetaMatusèl legge:
NON FA ABBASTANZA FREDDO (PER UN FEBBRAIO)

 
 
 

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