LE MUSE SVEGLIANO TROPPO PRESTO!

 

Qualche sparuta tortora - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Qualche sparuta tortora – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

A Martina

 

Il nibbio ancora non si fa vivo, né
i rondoni pazzerelli, che zigzagando
trafiggono questo mio stanco cuore,
strapazzandolo come le mie uova al
pomodoro che Tu apprezzasti, tra un
“no”, un “ma” e un sorriso assai dolce.
Stamani solo aeroplani, che cupe nubi
mi nascondono ma non all’udito, e poi
quelle pettegole, rauche cornacchie, e
i miei passeri che vivono nei fori della
muratura e qualche sparuta tortora;
nonché, tra i due tappeti di grano, un
cane, che porta a spasso il suo padrone.
Ma in compenso ci sei Tu, eccome ci sei,
Tu che piacevolmente mi scombussoli
un’esistenza un po’ troppo ordinata,
Tu che porti una raffica d’aria fresca
a spazzare via le ragnatele dalla mente!
Tu, di cui molto presto dovrò purtroppo
imparare nuovamente a fare a meno…

 

 

Tappeti di grano - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Tappeti di grano – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

 

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LE MUSE SVEGLIANO TROPPO PRESTO!

 
 
 

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LA SOLITUDINE DEL PORTIERE DI NOTTE

 

 

Dedicata a Me Stesso

Ore 11 e 10: l’ambulanza imbarca l’anziano signore,
assai preoccupata la moglie. (Sarà mica un infarto?)
Poi, torna il rumeno che parla l’inglese di Londra,
la moglie ha in braccio la bimba che dorme serena.
All’una rientra il vegliardo, più arzillo di prima!
Forse più che la flebo gli ha giovato gustarsi la vista
con forma di bella infermiera, di fresco qualificata.
Alle 2, precisi, i primi helvetici partono. Deo gratias,
si portano via anche il discolo pargolo urlante, anni 5.
Un’ora, una sola, giusto il tempo di iniziare a sognare,
poi ne arriva un altro di discolo pargolo, più grande,
con gli amici chiassosi di sempre; rispetto di nulla.
Risulta che quelli dello Zug (che non è un treno)
partiranno anche loro proprio ora, alle 4 e 40,
non dopo la lauta colazione, come da programma.
Mentre il merlo intona, puntuale, la solita aubade.
Alla quale poi segue il frastuono monotono e cupo
delle tortore, che in alto dai pini decorano macchine.
Inutile e stupido ancora sperare di chiudere occhio.
Alle 5 è giorno ormai fatto e uno spicchio di luna
preannuncia che presto la notte sarà tutta buia.
Le surfinie, che di giorno a bordo piscina ne vedon
di belle e di brutte – con preponderanza di brutte –
dormono ancora, noncuranti del sole che sorge.
Poco dopo le 6 da improbabili, inutili scale discende
un teutonico angelo vero, soltanto bardato da atleta
e tutt’altro che asessuale (Posso aprirle la porta?)
Ora sì che son sveglio e venisse alla mente un’aria
di un’opera a caso, sarebbe quella dalla Turandot.

 

 

 

 

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LA SOLITUDINE DEL PORTIERE DI NOTTE

 

 

* YouTube *
Luciano Pavarotti canta “Nessun dorma”

 

 

 
 
 
 

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ALTA LA POSTA, BRUTTA LA MANO …

 

 

Un germano passa in volo, starnazzando come matto,
e sorrido nel pensare ad altre scene di pianura;
questi piatti paesaggi, che gli ignari vilipendono,
dove nello stesso istante puoi vedere airone, gazze,
falco, storni, corvi, tortore: turbinio di becchi e piume!
Dove a luglio puoi trovare il guizzo tenero del biacco,
o incontrare un vecchio moro, in cui vive il codibugnolo,
o sorprendere una lepre fra le erbacce secche correre.
Poi, sull’alveo del gran fiume, dove nuovi ruscelletti
trovo dove ieri, in piena, travolgeva alberi e sassi,
che ogni volta trovo nuovi, nuove storie da narrare.
Non sarà spettacolare, come i monti che ho lasciato,
però ho appreso ad apprezzare anche questo mondo
nuovo, che sicuramente a breve io dovrò lasciarmi
dietro, come il resto della vita. Per la mia sopravvivenza.
Sarà un’amputazione multipla, perché parto e perdo te.
Ma se resto, perdo tutto, anche il resto dei paesaggi –
quelli che coltivo dentro, negli anfratti di quest’anima.

 

 

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ALTA LA POSTA, BRUTTA LA MANO …

 

 

 

Da “I Versi dell’Airone” di Guido Comin PoetaMatusèl
Copyright © 2014 Albalibri Editore. All rights reserved.

 

 

 

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TRA VITI E GRANTURCO A CAERANO

 

Tortore tubano all’alba
(anziana, mia madre
le odiava per questo!)
e un gallo lontano
ricorda che inizia
un’altra giornata,
triste, lontano da te.

Vigneti rammentano
giorni d’infanzia
lontani, felici
nei liberi prati
di cento incredibili
giochi inventati.

Il mais troppo alto
aspetta la falce
e frusciano dentro
fuggiaschi fagiani.
Coi grappoli in mano
e i piedi per terra,
Natura mi accoglie
e ritorno bambino.

Poi corre il pensiero
a un’infanzia non
troppo felice, fatta
anche di buie cantine,
di letti bagnati di piscio.

Io cerco rifugio nel
grande calore
dei tuoi dolci siculi
occhi.

 

 

 

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