MATTINO DI GIUGNO, QUALUNQUE *** ANY GIVEN MORNING IN JUNE

 

 

MATTINO DI GIUGNO, QUALUNQUE

Chiome di bionde ragazze nel tiepido sole,
mentre torri petulanti insistono con orologi
a scandire un tempo che non esiste, in realtà,
se non nelle teste a ingranaggi di automi che,
programmati alla Chaplin, felici viaggiano
in casse da morto di latta d’acciaio, su ruote.

Andando anche oggi a creare più ricchezza
per grassi nababbi non natalizi, straricchi
da far scoppiare d’invidia un Paperon de’
Paperoni, ma molto più comici loro, senza
nemmeno potersene accorgere – anch’essi
dei meri automi, solo macchine per fare soldi.
Mentre invece milioni-miliardi fanno la fame.

Eppure, in mezzo alle insipide salme-sardine,
ancora resistono/esistono, improbabili, angeli!

 
 

ANY GIVEN MORNING IN JUNE

Fair maidens’ manes in the lukewarm sun,
towers insistently nagging with clocks,
ticking away a time actually inexistent,
except in clockwork heads of robots, that,
programmed Chaplin-fashion, happily travel
in steel cans intended as coffins on wheels.

Like all other days, to create yet more wealth
for fat unchristmassy Santas, so rich as to make
old Scrooge McDuck simply die of sheer envy.
Only more comical they, not even capable
of seeing this, themselves mere robots, or
money-making machines, while millions or
billions quietly hunger, forgotten, to death.

Yet, in the midst of those corpses decaying,
improbable angels still exist – or only resist!

 
 

 

 

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MATTINO DI GIUGNO, QUALUNQUE

 

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ANY GIVEN MORNING IN JUNE

 
 
 

  

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DAL BORDO DELL’ ABISSO

 

 

Dedicata a Michele,
che con grande coraggio
ha deciso di andarsene

 

Mi muovo ogni giorno sul bordo
di un baratro scuro e profondo,
istigato da orde di vecchi fantasmi
a saltare, a gettarmici dentro.
A convincermi a fare quei due
salvifici passi indietro, ogni volta,
è lo stesso sorriso, che amorevole
mi rimprovera, eppure mi sprona
ancora a ridare battaglia contro mille
mulini più veri di tutti i romanzi.
Allora ti desti, Chisciotte, da sogni
chimerici, ritorna la grinta di sempre,
ritorna il coraggio, la voglia forte
di riprenderti in mano la Vita: un
atto dovuto a tutti coloro che credono
in te; un atto dovuto a chi, senza scelta,
oppure avendo deciso con lucidità,
oggi non può fare altro che… morire!

 

 

 

 

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DAL BORDO DELL’ABISSO

 
 
 
 

  

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STRANA NOTTE DI VERSO FINE MAGGIO

 

 

A    M.

 

Di fuori, stasera, un tanfo tremendo:
forse hanno aperto di nuovo le stalle.
E forse è il profumo della campagna,
perché tutto dipende da come stiamo.
La luna oramai non è già più piena
e perseveranti falene rischiano meno
alla tiepida luce del vecchio tavolo,
che in voli, pur liberi, di pipistrelli!
Fra i miei cento vani pensieri confusi,
uno non vuole lasciarmi, come quelle
caparbie falene che ancora svolazzano
là, intorno a quel lume; senza senso,
come loro, si accanisce, mi bussa alla
porta del senno, che nega di aprirgli.
Preferisco pensare se tutti vivranno
i miei piccoli merli, in giardino, e poi
mi chiedo se di nuovo passeggi quel
giovane riccio inesperto, là fuori, ma
mi trattiene un altro bicchiere di Franc.
Vorrei che potessi essere Tu quel sogno
nuovo e stupendo che possa salvarmi,
ma, se un sogno, sei un sogno del tutto
proibito e non solo per troppi anni che
ci disuniscono, ma perché – soprattutto –
venti diversi ci portano verso mete a noi
del tutto ignote e, per entrambi, remote!

 

 

 

 

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STRANA NOTTE DI VERSO FINE MAGGIO

 
 
 

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È QUEL ‘SE’ IL GRANDE ‘IF’

 

 

A   Gi

 

Se Tu sapessi come i fiori di pesco
s’inchinano tutti al mio passaggio,
quando Tu, assente, mi accompagni …

 

Se Tu sentissi quanto è dolce il canto
di questo merlo che già ci riconosce,
se lo saluto in un’alba troppo precoce …

 

Se Tu vedessi come il mio essere esulta,
in presenza d’un fruscio impercettibile
di rami che mi accarezzano nella brezza …

 

Se Tu capissi perché tutto questo conta,
fa la differenza tra l’Essere e il Non-essere,
forse e soltanto allora anche Tu potresti …

 

 

 

 

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È QUEL ‘SE’ IL GRANDE ‘IF’

 
 
 
 
 
 

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DUE OCCHI E NATURA MI SALVANO!

 

 

A   Gi

 

Nuvole folli sopra i cipressi del camposanto,
l’unico luogo dove è ancora possibile vivere,
pare, in pace e senza incessanti rotture di palle.
Il sordo gru-gru di coppie di tortore dal collare
distrae poco dai cerchi concentrici di pensieri
concentrati sull’ineluttabilità di commettere
quel primo fatidico passo, che dovrà riportare
la vita a qualcosa di più della sopravvivenza.
Mi trascino come uno zombie, o forse redivivo,
pensando a sentieri nel bosco, alla moda di Frost,
dove domani sarà impossibile non decidere quale.
In questa deriva insensata, davvero inspiegabile,
mi assale improvviso e fragrante il saluto di bianche
campanule sporche di giallo – Edgeworthia chrisantha!
Allora rivedo i tuoi occhi, in un dolce rimprovero
per questa mia esagerata e assai protratta malinconia.
Ok, ti accontento e ci provo: imbastisco un sorriso.

 

 

 

 

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DUE OCCHI E NATURA MI SALVANO!

 
 

* LINK *Clicca qui, per leggere ed ascoltare
‘The Road Not Taken’, di Robert Frost

 
 
 
 

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