SE UNA TIEPIDA SERA DI PRIMAVERA …

 

 

A Marlene

 

Le foglie del giovane pioppo,
che tremano al vento,
sussurrano dolci parole
che tu non puoi dirmi.
Perché in una sera così,
in riva al mio fiume,
potrei perfino lasciarmi
andare a sognare – di te.
E anche tu potresti incantarti
a sentire la musica
di strumenti che io suono male
ma tu prediligi!
Intanto tu parli di gambe
assai lunghe e di piccoli
piedi, che però fanno passi
assai lunghi lo stesso e
neghi perfino – che assurdo! –
di essere bella. Sono
solo normale, mi dici,
ma io, che sono un esteta,
insisto e ti invito
ad essere tu che accompagni
i miei sogni, di solito insipidi,
insieme ad ispanici
putti: angioletti dei modi
di dire, qui però magici.
A costo di compromettermi,
o dire apparenti ‘eresie’,
ti confesso con una canzone
che sei importante, Tu,
in tutto questo caotico insieme,
improbabile puzzle
o patchwork che
a stento noi ancora
chiamiamo Vita.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
SE UNA TIEPIDA SERA DI PRIMAVERA …

 

 

* LINK *La musica è ‘Sons de Carrilhões’ di João Pernambuco *LINK*

 

 

 
 
 
 

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Copyright © 2016 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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ORFANO, ANCHE DI CANE ORMAI

 

 

A   Gi

 

Gli storni e le gazze si vedono ovunque,
sugli alberi e tetti di pioggia, incuranti.
Mi fanno pensare a diseredati volatili:
i passeri, ormai spariti, e merli sparuti.
Forse persino per noi, tra pochissimo,
non esisterà più un dove o un perché.

 

La pioggia incessante andrà di nuovo
ad ingrossare la Piave, quasi asciutta,
ma tanto non c’è più un cane con cui
andare sui sassi di quel suo letto vuoto;
né motivo per continuare a torturarci,
ribattendo gli stessi sentieri di ricordi.

 

Ma è ciò che faccio qui, mentre scrivo,
se presto non apro alla nuova stagione.
E forse sei Tu quell’imprescindibile luce,
scintilla che già manca da troppo tempo;
sei Tu quel sogno di cui io avrei bisogno,
ma dovrai rimanere un bel sogno, proibito.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ORFANO, ANCHE DI CANE ORMAI

 
 
 
 

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ACQUEE COMMISTIONI

 

 

Sulla riva del fiume ricordo
una triste milonga deserta
di un giovedì sera lontano,
mentre tu stessa distante
in santissime terre remote;
e io preoccupato sul serio
che potessi tu non tornare
a riempire una vita di cui
non volevi affatto far parte.

 

E forse ti sento meno lontana
per mia affinità con le acque,
visto che questo fiume infine
dev’essere connesso a certe
acque partenopee dove trovi
magari – lontana – uno squarcio
di quella serenità inaspettata
che solo incontriamo lontano
dai luoghi e dai gesti di nostre
consuetudini di tutti i giorni.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ACQUEE COMMISTIONI

 

NB: Questa poesia fa riferimento a MILONGA DEL JUEVES,
che potete leggere nella sezione COMMENTI, qui sotto.

 
 
 
 
 

Guidino - prima foto passaporto

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AUTUNNALE FARNETICARE

 

… E ripasso sul Piave
e penso ad acque diverse,
che potresti anche essere Tu,
ma saresti un’acqua
purificatrice, come quei sacri
fiumi dell’Hindustàn.
Allora, potrei forse
anch’io sublimarmi, come
un saggio aborigeno in tempi
non tanto lontani.

Fuggono, sulla sinistra,
ulivi a famiglie e cipressi
stipati; e nei prati di certo
futuri ma ignoti raccolti,
che sembrano foglie di pioppo,
però troppo bassi.
E il cuore, che incerto rimane:
se andare o restare.

E passo sui campi arati
di fresco, già pronti
per dare un bel pasto
ai chiassosi gabbiani;
e case che un tempo
sentivano grida di bimbi
e panciute massaie con
piccole mani sui fianchi.

E passo vigneti ormai
depredati dei grappoli,
dall’uomo o meccanici
ordigni o da grandine;
e trovo gli aironi sui
soliti fossi di sempre
e garzette, snelle scolte
vestite di bianco.

È quasi il tramonto
di un giorno sprecato
da politici infami, famelici,
che ci spingono inesorabilmente
dentro il malefico baratro,
mentre il mais ormai alto
racconta storie
di quando, bambini, felice
lui ci nascondeva.

In testa ai filari di viti,
i roseti guardiani
non serve ormai più
che si immolino;
ma resisti Tu, intanto,
mia rosa di ottobre,
forse presto ce ne andremo
via insieme!

Ora penso a come
anche Tu mi sei giunta
addosso di colpo, come
un mare in tempesta,
e io – naufrago recidivo –
mi sono goduto dolce-folle
pensiero di stare,
dopo il naufragio,
da solo con te sopra un’isola
che noi, entrambi,
fin da quando bambini,
sappiamo non c’è …

 
 

 
 

PoetaMatusèl legge
AUTUNNALE FARNETICARE

 
 

 

Da “I Versi dell’Airone”
di Guido Comin PoetaMatusèl
© 2014 Albalibri Editore

 

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UN NATALE SENZA I FIOCCHI

 

 

(Ovvero: Pensieri da un divano d’inverno)

 

È una notte che piove in pianura
e un Natale da dimenticare.
L’acqua ingrossa di nuovo la Piave,
fa affogare l’intera campagna.
Guardo travi con occhi curiosi,
come se non le avessi mai viste,
pensando che arriverà il giorno
che non le potrò più contare,
e mi chiedo se ci sarà almeno
un divano o cartone per terra,
quando avremo di certo toccato
quel fatidico fondo del baratro.

 

 

PoetaMatusèl legge
UN NATALE SENZA I FIOCCHI

 

Copyright © 2014 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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