NEGATO PER L’ARITMETICA

 

Corte-fra-le-nuvole-Foto-Guido-Comin-PoetaMatusèl

Fantastica corte tra le nuvole – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

A Silva

 

Per certi versi tu sei ormai
come morta, proprio defunta,
eppure ti sento dall’aldilà
e qui, nei miei versi, tu sembri
possibile, vera, vivissima, sì!

Riconto nei miei troppi minuti
di solitudini pallide come lune
lasciate a lungo a sbiadire nel
sole, quel sole cocente che brucia
i colori di tutti i ricordi rimasti …

Riconto, dicevo, cento piccoli
gesti preziosi che – usitati rituali –
avrai ripetuto migliaia di volte,
nel prenderti cura, per anni, di me.
Di me, che non sempre capivo.

Ora so che per ogni bacio scansato,
gesto di affetto mancato, errore
d’interpretazione, minuto distratto,
giorno perduto oppure dimenticato
non potrò più concedermi sconti.

E poi ci sono i tramonti che
non rivedremo più insieme
e i monti che non saliremo,
anche perché, senza quel cane,
non avrebbero un senso reale.

E quei frivoli gracchi, giullari
di quella corte mia tra le nuvole,
mi verrebbero incontro, ma solo
a schernirmi: per avere scordato
(mi cito) “la pietra preziosa che sei”.

 

 

Pallore di luna - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Pallore di languida, diafana Luna – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

 

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NEGATO PER L’ARITMETICA

 
 
 

  

Prezioso Visitatore che mi leggi, un breve commento, anche solo un saluto, non ti costa che un piccolissimo sforzo, però farà un enorme piacere a me, quando lo leggerò! Grazie di cuore!!   :O)

 

Copyright © 2017 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

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IL CIELO NON È PIÙ CON NOI …

 

 

A  Silva

 

“Il nostro amore era l’invidia di chi è solo,
era il mio orgoglio, la tua allegria …”

Sergio Endrigo, ‘Canzone per te’

 

Noi due camminavamo insieme per montagne,
complici da subito e complice anche un cane;
e con te monti ancora ne avrei scalati molti.
Perché era tra i miei monti che iniziava tutto:
con simpatia, uno sfogo, inattese confidenze.
Un invito a cena tra le nuvole e i miei gracchi,
che giocosi volteggiavano, quasi a festeggiare.
E poi mari troppo caldi per poterci rinfrescare,
o note foreste tanto nere da perdercisi dentro;
oppure, a sorpresa, una polenta coi tuoi totani
squisiti, per tentarmi, passato un temporale;
o uova con asparagi, bruscandoi o s-ciopetìn.
E Sira sempre in mezzo – come ’l xioba! – era
lei il nostro angelo custode, poi mancato troppo.
E intanto, subdola, la Vita ci macchinava sotto
per dividerci, con cento trabocchetti inevitabili.
Forse furono, in qualche olimpo, gelose divinità?
Ora, sul vasto mare, va una nave senza nocchiero
e un nocchiero è marinero en tierra – senza nave.
Poi, quale dei due sia quale, lascio a Te la scelta!

 

 

 

 

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IL CIELO NON È PIÙ CON NOI …

 
 

NOTA: Quel “marinero en tierra”
l’ho rubato a Rafael Alberti!

 
 
 

  

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ORFANO, MAI SENZA MADRE

 

 

A mia madre Corinna

 

Mia madre morì, io bambino.
Capii solo molto più tardi
che lei non mi aveva lasciato
da solo, abbandonato in balìa
di venti o di mani qualunque,
nel buio che già conoscevo,
in tetre foreste di nordiche storie.
Lei mi aveva lasciato un dono
immenso – una Madre – adottiva
forse, però, a differenza di lei
stessa, una creatura immortale:
Poesia, che tengono viva le Muse,
dolci, imprescindibili fonti di luce,
inestinguibili bàlie dell’Ispirazione!

 

 

PoetaMatusèl legge
ORFANO, MAI SENZA MADRE

 

 

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NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

 

Avrei voluto aiutarti ancora a scendere
infinite, illogiche, non montaliane scale,
e tu, per niente mosca tu, per un poeta
– semmai, piuttosto occhio di falco –
con tacchi rotti o meno, di ritorno da
lunghe passeggiate con quel tuo cane
che non è mai stato mio o forse un poco.

Avrei voluto gironzolare ancora per
calli veneziane, dove io mi sarei perso;
o portarti di nuovo sui miei monti,
dove conosco io le geografie dei sassi,
dove yak impavidi ci sbarravano la strada;
lassù ripresentarti ai miei gioiosi gracchi.

Avrei voluto, forse, persino ritrovarmi
ad aspettarti sopra a un fosso brontolando,
mentre raccogli bruscàndoi o s-ciopetìn;
o ad ascoltare te che brontoli, mentre sei
tu che aspetti me, che scatto i miei milioni
di maledette foto di ricordi interminabili.

Ma sono condannato a scontare nuovi esìli!

 

 

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NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

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che avevo in mente…

 

 

 

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PIETRE POCO PIETOSE

 

Ho dipinto notti bianche,
per trovare la tua strada;
ho spossato membra stanche,
sassolino nella scarpa.

Ho volato sopra i monti,
dove tu – credevo – vivi,
ho bevuto a tutti i fonti
dove tacciono le nevi.

Ho trovato la tua casa,
ho bussato alla tua porta –
nido sotto la cimasa –
senza avere una risposta.

Anche se ti ritrovassi,
tu saresti indifferente,
proprio come un dì quei sassi…
giù sul greto del torrente!

@UDIO * PoetaPazzo legge PIETRE POCO PIETOSE * @udio

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