HAIKU DI (QUASI) PRIMAVERA

 

 

 

Sprazzi di azzurro,

ora attende paziente il

ginkgo biloba.

 

 

 

 

Non basteranno

ringhiere ed inferriate

contro le masse!

 

 

 

 

Partendo, mi ha

solo sfiorato – dito

di divinità.

 

 

 

 

Divertiti tu,

mite animaletto –

prima del gatto!

 

 

 

 

Un palloncino,

prigioniero di nuovo:

pensiero vano.

 

 

 

 

Ultimi tenui

bagliori, crepuscolo –

assenti gli dei!

 

 

 

 

Silenzio vola

sul mio pensiero vacuo –

airone bianco.

 

 

 

 

Mi accorgo di non

essere di me stesso

ombra nemmeno.

 

 

 

 

Limiti? Sono

soltanto quelli che noi

stessi imponiamo!

 

 

 

 

Vorrei davvero

avere una faccia di

tenera pietra.

 

 

 

 

E poi spiccare

l’ultimo, lungo volo,

su ali amare.

 
 
 
 
 
 
 
 

COMMENT

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TUTTI FIGLI DI UN UNICO DIO?

 

 

A tutti i beoni bellunesi
e alle loro belle mogli

 

Nella bettola, solo fumo e bestemmie,
storie d’Africa e forte odore di vino.
‘Non nominare il nome di Dio invano’
è il primo comandamento dimenticato.

 

Eppure ognuno di questi rozzi montanari
ha una donna ancora a casa che lo attende
e a cui lui accenna fra un “porco …” e l’altro.

 

Mi metto nei panni di quella donna,
che forse spera nel non ritorno della bestia,
che se gli gira gliene molla anche un paio.

 

Ma chi può dirlo se davvero sono io,
o sono loro i più vicini a un qualche dio?

 

 

 

 

PoetaMatusel legge
TUTTI FIGLI DI UN UNICO DIO?

 

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